Per poter essere considerati tali, imodellidi ruolodevono essere riconoscibili e godere di unacerta visibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Per questa ragione,il vero interrogativo che dovremmo porci non è quello suggerito dal titolo di questo articolo ma ilseguente: perché il lavoro delle donne nelle STEM non riesce ad essere riconosciuto da parte dell’opinione pubblica? Forse accade perchédonne non sono maistate in grado di dare il loro contributo alla storia della scienza? Di sicuro tuttɜnoi conosciamo Marie Curie, due volte vincitrice del premio Nobelper i suoi studi nel campo dellafisica e della chimicae forse saremmo anche in grado difare i nomi diun altro paio di scienziate. Ma è davvero tutto qui? E se la risposta è no, allora dove si nascondono tutte lealtre?
Se ci prendessimo un po’ ditempo per approfondirela questione, scopriremmoche la storia è costellatadi storie di donne forti, intelligenti, formidabili, genialie coraggiose che hanno compiutoscoperte rivoluzionarie,inventato cose incredibili, lanciato nuove teorie che hanno cambiato il settore in cui stavano lavorando o che hanno avuto un impatto persino maggiore. La società ha tratto notevoli benefici dai contributi delle donne: dall’invenzione deitergicristalli(Mary Anderson) alla scoperta del DNA (Rosalinda Franklin), solo per citarne un paio.Eppure questi traguardi rimangono ancora sconosciuti ai più.
Questo stato di cose è probabilmente da imputare all’impostazione patriarcale della nostra società. La condizionedelle donne in ambito scientifico, infatti, non si differenziadimolto da quellavissuta dalle donne all’interno della società.In linea di massimala nostra società è sempre stata dominata dagli uomini. Per tanto tempoil settore scientifico è stato appannaggiodegli uominibianchi borghesi, percepiti come la norma, mentrele donne erano viste come l’Altro, un’anomalia,una devianza. È qui che affondano le radici della disuguaglianza e delle disparità che esse hanno dovuto affrontare (e continuano, a volte, a doveraffrontare) in tutti i settori, incluso quello scientifico.
In primo luogo, alle donne è stato negato il prerequisito essenzialeper entrare a far parte e lavorare nel mondo della scienza, poiché per secoli non è stato loro concessodistudiare all’università. Non potevano conseguireuna laurea, né far parte di associazioni di settore. Persino quando le porte delle università si sono finalmente aperte, hanno avuto problemi a trovare lavoro nel loro campo, a fare carriera, leposizioni di spicco erano difficili, se non impossibili, da ottenere, e, anche quandone avevano la possibilità,era più complicatoottenere dei fondi per le loro ricerche. Oltre alle barriere sistemiche, sono state costrette a fare i contipregiudizievidenti, dal sessismo alla misoginia (ne citiamo alcuni: le donne si devono prendere cura della casa e della famiglia, sono meno intelligenti degli uomini, non sono in grado di pensare in maniera logica, non sono interessate alle discipline scientifiche),o inconsci comel’uso del maschile sovraestesoneidocumenti ufficiali.
Persino quando le donne sono riuscite a superare tutte le barriere sopra menzionate –con grande impegno e dedizione –e hanno ottenuto successo nel loro campo, i loro traguardi sono stati declassatie premiati di meno rispetto a quelli raggiunti dai loro colleghiuomini. Se dessimo una scorsa all’elenco di uno dei premi più famosi noteremmo che dal 1901al 2022, solo il 6% dei vincitori del premio Nobel è costituito dadonne (Novak, 2023). Potremmo essere portatɜa pensare che una percentuale così bassa indichi chele donne non sono stateattive negli ambiti premiati. Ma questo, ovviamente, non è vero. Sono i risultati ottenuti dalle donne a non ricevere i giusti riconoscimento.
Analizziamo adesso il fenomeno notocome l’effetto Matilda, un’espressione coniatanel 1993 da Margaret W. Rossiterper descrivere «il fenomeno per il qualeun’innovazione ounascoperta scientifica fatta da una donna viene attribuita alla sua controparte maschile» (Mihajlović Trbovc, 2023, p. 15).
La storia è piena di effetti Matilda e il settore scientifico non fa eccezione. Diamo un’occhiata ai seguenti esempi:
Per rispondere alla domanda posta daltitolo: la ragioneper la quale non ci sono modelli di ruolo femminili nell’ambito delle STEMnon è dovuta al fatto chele donnenon sono state in grado di dareil proprio contributo alla scienza facendo scoperte importanti,bensìche il loro lavoroè spesso statoloro sottratto, sottovalutatoo ignorato. Noi, in quanto società, non abbiamo datoa queste donne il riconoscimento che meritavano. Attraverso le biografieromanzateil progetto STEAM Tales prova a fare proprio questo: proporrelevite didonne brillanti, ma ancora troppo poco riconosciutedell’ambito delle STEM,come punti di riferimentoe fonte di ispirazioneper bambine e ragazze (e ragazzi)
Riferimenti sitografici e bibliografici
Mihajlović Trbovc, J. (ed.). (2023). Naše znanstvenice. Kako so ženske soustvarjale znanost v Jugoslaviji. ZRC SAZU.
Senica, S. (15. 10. 2021). Ženske, ki so jih Nobelovi odbori spregledali. Delo.
https://www.delo.si/novice/znanoteh/zenske-ki-so-jih-nobelovi-odbori-spregledali
Novak, S. (16. 3. 2023). Bolj ali manj enake v znanosti. Delo.
https://www.delo.si/novice/znanoteh/bolj-ali-manj-enake-v-znanosti
Alcune delle risorse disponibili in lingua inglese:
Qui si possonoleggere e/o ascoltare gli incredibilima sottovalutati traguardi delle donne e le loro storie:
Riguardo all’effetto Matilda: https://amazingwomeninhistory.com/the-matilda-effect-invisible-women-in-science/